Menu principale:
Prima presentazione nel mondo dell’Arte 1973
Franco Carrarelli è nato ad Atripalda, cittadina vicinissima ad Avellino,frequenta qui l'Istituto d'Arte, spinto in questa scelta da alcuni precoci ed autorevoli riconoscimenti.
(Medaglia d'oro per meriti grafici -
Diplomatosi frequenta l'Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Attratto da ogni forma d'arte: dalla grafica alla scultura, dalla musica alla fotografia, dalla ceramica alla pittura, ha finito con l'acquisire padronanza di numerose tecniche grazie anche al corso frequentato a Firenze per il restauro dove consegue il titolo di restauratore per tela e legno.
Dopo varie esperienze artistiche anche nel mondo della ceramica, infatti apre un bellissimo laboratorio alla Via Francesco Tedesco di Avellino e riesce ad avere consensi ed alcuni suoi lavori diventano ricercati da appassionati della creta cotta, ma attratto sempre più dai colori dalla voglia di trasmettere messaggi visivi, di denuncia, di attualità rinuncia al laboratorio di ceramica per prendere coscienza delle proprie possibilità, si avvicina sempre più alla pittura sino a dedicarvi tutto il suo tempo.
Nel 1964 gli viene assegnata la cattedra di Disegno e Storia dell'Arte, presso L'Istituto Imbriani di Avellino, allora spinto dall'ansia di concretizzare le sue idee, abbandona l'Accademia.
Sono anni duri, in cui non mancano momenti di crisi e di sconforto.
Comincia la sua esperienza grafica presso il prof. Vittorio Colantuoni dando lezioni di disegno ai futuri insegnanti di disegno, ma la sue esperienza pittorica lo vede legato al pittore napoletano Vincenzo Carignano l'ultimo allievo della Scuola di Posillipo di Francesco Paolo Michetti. Nel 1966 cominciano ad arrivare i primi successi che si fanno via via sempre più frequenti.
Il tempo passa ed egli matura ed affina la sua potenza espressiva e la sua pittura si impone e suscita sempre nuovi consensi.
Nel 1967 riceve l'incarico di affrescare la Cappella Militare del 9° Regg. Art. di Foggia e nel 1971 di realizzare la favola di Biancaneve per la Scuola Materna "Immacolata Concezione “ Parco Cappuccini Avellino.
Nel dicembre del 1973 si classifica al V° posto assoluto nella Biennale d'Arte "Francesco Solimena" e gli viene assegnata la coppa del Sen. Salverino De Vito con la seguente motivazione:
per la capacità di sintesi e potenza espressiva nella comunicazione ".
Dicembre 1973 Dott. Angelo Cortese
Nota D’Arte
La nostra società ha fatto del consumismo un nume tutelare di tutti i bisogni umani; l’arrivismo ed il benessere ne sono la massima aspirazione ed anche le cose d’ arte si intristiscono in una ricerca insipida e vuota, per cui incontrare un soffio d’aria pura diventa un’azione rigeneratrice, un ricredersi nella forza spirituale dell’uomo.
Questo soffio di purezza mi è venuta da tre artisti, i quali, al momento hanno una forte carica emotiva: In avvenire, forse, si perderanno sull’alloro dei primi successi, forse non avranno la resistenza e la necessaria volontà nelle difficoltà da superare per raggiungere un perfezionamento espressivo di maggiore e più profonda entità, ma questo è un discorso futuro che lascia sospesi i suoi interrogativi all’arco della vita.
Ed ecco la nostra analisi: Carrarelli, dinamico e vitale, propende verso una stilizzazione della figura , nel quale contenuto e forma si identificano in una ricerca che spazia nel campo sociale:
Problemi umani , evoluzioni di pensieri, movimenti di folla lo interessano ed egli li vive con piena partecipazione.
Le ridenti immagini dei suoi pagliacci, in tante pose ed attimi, conservano nella varietà tonale il tratto naturale con tutta la loro malinconia.
Egli, partendo da una interpretazione alla Vargas, di linea a tutto tondo, con uno sviluppo grafico modulato ed armonico, è giunto ad una pennellata distesa in contrasti graduali ma decisamente espressivi che concorrono a dar corpo alla figura in se ma soprattutto evidenziano il contenuto dell’immagine soggetto dell’indagine.
Prendiamo ad esame: “ Ragazzo “ . In esso vibra un senso di solitudine una tristezza connatura ad un abbandono che anche attraverso il nitore delle tinte usate crea la sua motivazione d’essere. un bricco , due sandali, un bimbo imbronciato, solo, sperduto nel grigio sotto un cielo plumbeo nel quale un solo angolo d’azzurro è il segno di una speranza lontana, ma nel quale angolo è tutto interamente tesa la sofferenza , la solitudine conscia ed in coscia del ragazzo solo, povero ed
abbandonato.
gennaio 1975 Davide Gaeta
PITTORI SCULTORI CONTEMPORANEI
Il suo stile pittorico ha avuto una linea evolutiva articolata in tre fasi. L’artista, partito dal modulo figurativo è sfociato in quello metafisico, perché, angosciato. Per la sorte dell’uomo di fronte alla civiltà della macchina, ha trovato il linguaggio. Metafisico più adatto per esprimere il suo intimo assillo. Ha fatto quindi ricorso a forme simboliche, a manichini alla Dechirico, a sfondi costituiti da ruderi di civiltà perdute; cose che danno alle sue opere particolare suggestione. In queste tele però il discorso non si fa mai disperato, perché resta sempre presente.
In esse una nota di speranza, la quale diventa piena e robusta nell’attuale fase pittorica dell’artista di indirizzo neo-
Prof. Aldo Altieri
Dall’ estratto da pittori, scultori italiani contemporanei
ARTE GUIDA IRPINA
Pittore serio preparato, Franco Carrarelli ricerca, nei suoi dipinti, un punto apprezzabile di conciliazione e di sintesi di due momenti, immancabili in un’opera: il momento estetico, determinato
dall’accanita ricerca della bella e piacevole forma, ed il momento contenutistico, determinato dall’ispirazione profonda ai motivi di più viva attualità e di più preciso impegno sociale.
La tela vibra oggi di una nuova forma espressiva, caratterizzandone il linguaggio pittorico una sorta di tecnica della dissolvenza dell’immagine, come quella di una camera da presa, che può sfocare
o mettere a fuoco, a suo piacimento,l’immagine,ricorrendo agli effetti di baluginii, di guizzi improvvisi di luci,modulati su di una corda tonale assai chiara e delicata.
Paestum 29 giugno 1977 prof. Manfredi Sica
Nota pubblicata su ARTE GUIDA IRPINA
in occasione della mostra personale tenuta
da Franco Carrarelli alla Galleria Il Quadrivio
di Laura di Paestum il 29 giugno 1977
IL CILENTO
ALTIRPINIA n 4 del 15 dicembre 1992
Grande successo di critica e di pubblico ha riscosso la “ mostra d’arte di Franco Carrarelli “ svoltasi a Laura di Paestum in questi giorni.
Trentasei le tele esposte che compendiano tutta la sua attività di pittore impegnato.
Franco Carrarelli, è entrato , fin dal 1966 nel mondo dell’arte impegnando tutto il suo tempo. In pochi anni ha fatto dei progressi veramente notevoli tanto da dare alla sua arte un’impronta originale ed allo stesso tempo densa di acute ricercatezze.
La pittura di Carrarelli ha un contenuto di contatti umani e tecnici che danno la misura lampante della sua genialità, infatti le sue figure, sostenute da uno studio accurato e completate da un tratto pittorico deciso ed armonico,ci appaiono immerse in un pulviscolo come se le tele appartenessero ad un’altra età.
E’ positivo quindi affermare che questo pittore sollecita attraverso la sua arte pura e semplice, le vicende della vita rappresentate nella loro cruda realtà;
si assiste ad un continuo dialogare fra le tele e l’osservatore, che viene assorbito e quasi vive la stessa vicenda dell’opera.
Una delle tele più significative di questa personale è senz’altro“ Ritorno dai campi “, dove la gente del sud viene rappresentata nella sua fierezza dopo la dura fatica quotidiana e dove traspare tutto il dramma in cui sono avvolti i personaggi.
prof. Giuseppe Ferrara
ALTIRPINIA n 4 del 15 dicembre 1992
IL PANNETTO
(cenno storico)Un panno di grossa tela su cui è riprodotta esattamente l'immagine della Vergine Immacolata, più o meno di buona mano artigianale e riccamente " bordato ".Esso veniva innalzato pubblicamente
in occasione delle due feste più solenni della Celeste Patrona. ( 15 agosto 8 settembre ).
Anticamente, dopo una solenne cerimonia in chiesa, veniva benedetto e poi innalzato sulla torre campanaria grande del Convento di S. Francesco in Piazza della Libertà, tra il tripudio del popolo esultante e spari di mortaretti.
Una volta tolto, veniva gelosamente custodito dalla famiglia del Barone Amoretti, che unitamente alle famiglie Ferrara,De Conciliis e Testa ne vantavano il privilegio.Più tardi si prese l'usanza di innalzare altri tre pannetti in onore della Vergine, uno in Piazza del Borgo, alla calata della Tefana, un'altro nello slargo della Via Beneventana e il terzo alla calata di S,Antonio. Questi erano gelosamente custoditi dagli artigiani dei rispettivi luoghi che ne avevano una vera morbosa venerazione. Nei primi anni del novecento i pannetti che si innalzavano in onore della Madonna diventarono cinque. Il primo detto "dei signori
"in Piazza della Libertà, d'avanti alla Chiesa di S. Francesco; il secondo in Piazza Centrale per conto della famiglia Vietri; il terzo in Via Costantinopoli per conto della famiglia Marzullo quarto in Via Trinità a cura della famiglia Tino ed il quinto in Via Mancini per conto dei "pannazzari " di detta strada. In dette occasioni i palazzi, l e abitazioni più vicine al pannetto, di seravenivano illuminate di mille piccoli lumi ad olio in modo che al pannetto non venisse mai a mancare quella luce che rendesse visibile al passante, al forestiero che riverente sisegnava.Altropannetto veniva e viene tuttora custodito nella Chiesa Dell’ ArciconfraternitainPiazzaDuomo.Essoveniva solennemente innalzato alla presenza di tutto il clero e dei fedeli alla vigilia della festa dell'Assunta e dell'Immacolata.
Dopo i solenni vespri cantati in chiesa, il Vescovo lo consegnava, dopo averlo benedetto e baciato, ai Priori delle varie Confraternite che subito provvedevano ad innalzarlo sul sagrato del Duomo.
Quest' anno, in occasione dell'Anno Mariano, l' Arciconfraternita, dell'Immacolata ha commissionato un nuovo pannetto al noto artista
prof. Franco Carrarelli il quale ha "consegnato" alla Confraternita ed alla Città un'opera che è degna prosecuzione della secolare tradizione del pannetto nella città di Avellino.
Anno Mariano 1988
" dall'Archivio dell' Arciconfraternita dell'Immacolata
Piazza Duomo Avellino "
Padre Silvano Zarrella in una lettera indirizzata
al Maestro dice: 28/11/1984
Carissimo Franco Carrarelli
Il ringraziamento per la tua opera sgorga spontaneo.
La mostra Mariana si è chiusa il 21 novembre ma centinaia di persone portano nel cuore un messaggio di speranza e di pace grazie anche al tuo contributo.
Quanta gente ha toccato quei volti facendosi il segno della croce e accennando una genuflessione….! Grazie quindi! Unita a questo foglio troverai una piccola statua di Gesù
del Getsemani di Paestum,Santuario nel quale si è svolta la mostra.
Trovi una foto del quadro anche se bisogna accontentarsi perché è foto senza pretese….
All’ingresso della casa di spiritualità verrà posto un album con una pagina dedicata a te, con la foto del dipinto e un breve cenno sulla tua opera pittorica.
Approfitto di questa opportunità per porgere a te e alla tua famiglia l’augurio cordiale per un gioioso Natale.
Il tuo quadro per il linguaggio dell’arte, linguaggio comprensibile per ogni popolo e cultura.
Non c’è solo il tuo stile ma anche l’anelito di fratellanza la tua opera resterà al Getsemani in perpetuo ed eventuali temporanee uscite ti saranno tempestivamente comunicate.
Nel porgerti l’augurio del Getsemani ti saluto e ti ringrazio anche personalmente.
P. Silvano Zarrella
P.S.
Il “tu” confidenziale non è per Franco Carrarelli
ma per l’artista, il sentimento e l’anima che c’è dentro
e va al di là di ogni barriera che si impone il “lei”. Ciao
“ VERSO IL FUTURO “
Alla Galleria del Corso Vitt. Emanuele ha avuto luogo una collettiva d’arte di tre artisti Irpini: Carrarelli Corbisiero Malvano.
Il primo che ha avuto numerosi consensi anche per la molteplicità delle sue tecniche, ha presentato un nutrito campionario di opere che vanno
dall’interpretazione allegorica della moderna civiltà fino alla rappresentazione figurativa tradizionale, venata di una candida serenità elegica.
Numerosi i consensi formulati sul suo nome grazie anche all’ impegno continuo e costante ed alla sua poliedricità e padronanza di molteplici tecniche.
Estratto dalla rivista di cronaca cultura e arte
Anno II n. 8 -
ARTE GUIDA IRPINA
Pittore serio preparato, Franco Carrarelli ricerca, nei suoi dipinti, un punto apprezzabile di conciliazione e di sintesi di due momenti, immancabili in un’opera: il momento estetico, determinato
dall’accanita ricerca della bella e piacevole forma, ed il momento contenutistico, determinato dall’ispirazione profonda ai motivi di più viva attualità e di più preciso impegno sociale.
La tela vibra oggi di una nuova forma espressiva, caratterizzandone il linguaggio pittorico una sorta di tecnica della dissolvenza dell’immagine, come quella di una camera da presa, che può sfocare
o mettere a fuoco, a suo piacimento,l’immagine,ricorrendo agli effetti di baluginii, di guizzi improvvisi di luci,modulati su di una corda tonale assai chiara e delicata.
Paestum 29 giugno 1977 prof. Manfredi Sica
Nota pubblicata su ARTE GUIDA IRPINA
in occasione della mostra personale tenuta
da Franco Carrarelli alla Galleria Il Quadrivio
di Laura di Paestum il 29 giugno 1977
Scultori italiani contemporanei
Se l’abito d’uso di un artista traspare dalle sue opere, non sempre e non tutto il Potenziale Umano e la carica di fantasia dell’ uomo , sono evidenziati nelle opere stesse, specie
quando di essere se ne fa uso e consumo di lavoro e di produzione. E’ il caso del pittore Carrarelli Franco di Avellino artista certamente d’ impegno che ho visto al lavoro nella Galleria d’arte moderna il “ Braciere “ di Caserta. L’uomo era lì; ed intorno, una folta schiera di amici a complimentarsi della personale. Ne guardai lo sguardo ed i modi impacciati; tipici di colui che si trova, suo malgrado a dover subire i complimenti e gli auguri, mentre in cuor suo pensa alla pace del suo studio, alle notti insonni, ai risvegli improvvisi, al ritorno rapido alla magicità della cromatica tavolozza, al lungo cammino mentale, alla mano veloce che stende sulla tela e vi traspare tutto il proprio lirismo, tutta le densità del proprio animo. L’arte di Franco Carrarelli mi è piaciuta e subito!
Nulla che travalicasse i segni di una compostezza nitida di forme e contenuti nulla che guastasse nel segno di un disegno sapiente la magia della tecnica e del colore.
Una pittura viva, aderente al mondo nostrano, senza abbagli profani senza variazioni repentine di gusto e di scena.
La terra Irpina, densa di pesanti orizzonti e di grevi silenzi, nella maturità di un mondo magico che tenta di trasformarsi il più tardi possibile, è presente anche nelle più limpide sfumature e nel significato delle scene dove si respira l’aria della ginestra.
Quando il pittore respira la natura, è l’interlocutore più reale tra la terra e Dio, e diventa per incanto, un messaggio di fel
Dot. Pietro Farina
Dall’ estratto da pittori, scultori italiani contemporanei
Personale 2007
“ Il mio Paese “
L’intenzione di fondo che ha spinto FRANCO CARRARELLI a proporre il tema della memoria (profili umani, mestieri, scorci urbani) trova impulso nel convincimento che ogni persona può indirizzare positivamente la propria vita se non dimentica la storia alla quale appartiene. Egli si fa come sacerdote di questo credo per cui un tale bisogno comunicativo risulta ricorrente nella sua produzione artistica, anche se si accompagna a tante altre motivazioni che hanno guidato l’artista nell’ormai lungo e luminoso itinerario.Il suo percorso creativo è stato segnato da una continua ricerca che lo ha condotto attraverso varie fasi di maturazione in un tormentato studio della realtà umana e fisica, come avvertita però dalla sua sensibilità e tale da fargli travalicare forme oggettive e immediatamente palesi. Agli esordi, Carrarelli è attratto da tendenze figurative, ma la sua ricerca espressiva lo accosta ben presto alla corrente metafisica con forte propensione al simbolismo. L’ansia, poi, di scavare nella complessità dell’animo lo riconduce ad un rinnovato manifestarsi figurativo arricchito di accenti allegorici. Con l’ultima produzione, egli tenta di raggiungere un punto di equilibrio contenutistico e descrittivo privilegiando come soggetto una realtà pura, essenziale: persone, luoghi. Tuttavia, la trasfigura processualmente in una sintesi di intonazioni metafisiche, simboliche e surrealistiche, e penetra nella psiche fino all’inconscio per esprimere vibrazioni più intime ed intense. Il risultato è conseguito, mediante l’adozione di una tecnica che lo porta a fondere, in ogni tela, i due diversi elementi indicatori della memoria ricorrendo ad un accorto gioco con disegno e colori. Le figure in primo piano, che descrivono occupazioni e mestieri, pause e riposi, parlari e dicerie, spiccano per l’intensità dei colori, gli incisivi accostamenti cromatici, la finezza dei chiaroscuri, la cura meticolosa dei particolari, le espressioni eloquenti dei volti. Alle loro spalle, sfondo delle scene in cui le figure sono ambientate,campeggiano vasti cieli, tratti suggestivi degli abitati, luminescenti linee di disegno, armoniche geometrie, sapienti fughe di prospettive. Qui, cieli, edifici, selciati non hanno colori propri. Li ricevono da tre o più campiture trasversali, la più alta delle quali è di un azzurro gravante che sovrasta e accomuna costruzioni con strati eterei. La campitura centrale è spesso marrone, talvolta verde o grigia. L’ultima designa il piano di calpestio ed è tendente ad un bruno variato per assecondare l’esigenza del soggetto.
Il tutto compone un effetto cromatico che coinvolge i vari elementi rappresentati, consocia quindi anche le raffigurazioni del primo piano e realizza quella fusione di contenuto e forma, disegno e pittura, cui l’autore aspirava. Il tema del ricordo – si diceva sostanzia l’ispirazione complessiva di questa esposizione e l’artista lo sviluppa con la sua felice vena pittorica. Egli è però consapevole di come sia debole la potenza del ricordo e simboleggia tale condizione sollevando un breve lembo di ciascun dipinto. Il distacco della tela dal telaio potrebbe avanzare con gli eventi e l’incuria fino a perdersi ed annullarsi. Il rimedio – l’azione di rinsaldo della memoria – l’artista lo raffigura con due adesivi, due strisce, una orizzontale e l’altra verticale, che attraversano la tela, ne rafforzano la tenuta e impediscono che il tempo e l’uomo disperdano luoghi, tipi e costumi. Infine, in prossimità del margine di ogni dipinto, appare un’ombra d’uomo. Non ha volto e non manifesta sentimenti. E’ distaccata ed indifferente. Il pittore vorrebbe darle corpo e capacità di provare emozioni: E’ come se volesse riscattarla del vuoto, dal disinteresse, da un realismo disancorato da certezze.
Vorrebbe che prendesse luce dal passato (principi, tregole, misure, convinzioni ) per illuminare le vie del suo presente. E’ un gioco tra pessimismo e ottimismo.
Il cammino di Franco Carrarelli è ancora in essere e lo spirito irrequieto che culturalmente caratterizza l’artista, in armonia con i suoi forti fondamenti etici, lo può spingere verso possibili approfondimenti, ulteriori ricerche e nuovi sbocchi.
Atripalda 29 / 09 / 2007
Dott. Prof. Umberto Della Sala