Stampa note - Maestro Franco Carrarelli l'irpino

Vai ai contenuti

Menu principale:

Stampa note

STAMPA

Prima presentazione nel mondo dell’Arte  1973
Franco Carrarelli è nato ad Atripalda, cittadina vicinissima ad Avellino,frequenta qui l'Istituto d'Arte, spinto in questa scelta da alcuni precoci ed autorevoli riconoscimenti.
(Medaglia d'oro per meriti grafici - 1953 - a soli  dieci anni ).
Diplomatosi frequenta l'Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Attratto da ogni forma d'arte: dalla grafica alla scultura, dalla musica alla fotografia, dalla ceramica alla pittura, ha finito con l'acquisire padronanza di numerose tecniche grazie anche al corso frequentato a Firenze per il  restauro dove  consegue il titolo di  restauratore per tela e legno.
Dopo varie esperienze artistiche anche nel mondo della ceramica, infatti apre un bellissimo laboratorio alla Via Francesco Tedesco di Avellino e riesce ad avere consensi ed alcuni suoi lavori diventano ricercati da appassionati della creta cotta, ma attratto sempre più dai colori dalla voglia di trasmettere messaggi visivi, di denuncia, di attualità rinuncia al laboratorio di ceramica per prendere coscienza delle proprie  possibilità, si avvicina sempre più alla pittura sino a dedicarvi tutto il suo tempo.
Nel 1964 gli viene assegnata la cattedra di Disegno e Storia dell'Arte, presso  L'Istituto Imbriani di Avellino, allora spinto dall'ansia di concretizzare le sue idee, abbandona  l'Accademia.
Sono anni duri, in cui non mancano momenti di crisi e di sconforto.
Comincia la sua esperienza grafica presso il prof. Vittorio Colantuoni dando lezioni di disegno  ai futuri insegnanti di disegno, ma la sue esperienza pittorica lo vede legato al pittore napoletano   Vincenzo Carignano  l'ultimo allievo della Scuola di Posillipo di Francesco Paolo Michetti. Nel 1966 cominciano ad arrivare i primi successi che si fanno via via sempre più frequenti.
Il tempo passa ed egli matura ed affina la sua potenza espressiva e la sua pittura si impone e suscita sempre nuovi consensi.
Nel 1967 riceve l'incarico di affrescare la Cappella Militare del 9° Regg. Art. di Foggia  e nel 1971 di realizzare la favola di Biancaneve per la  Scuola Materna  "Immacolata  Concezione “ Parco Cappuccini  Avellino.
Nel  dicembre del 1973  si classifica al  V°  posto assoluto  nella Biennale d'Arte  "Francesco Solimena"   e gli viene assegnata la coppa del Sen.  Salverino De Vito  con la seguente motivazione:
per la capacità di sintesi  e potenza  espressiva  nella comunicazione ".

            Dicembre 1973             Dott. Angelo  Cortese

                    Nota D’Arte
La nostra società ha fatto del consumismo un nume tutelare di tutti i bisogni umani; l’arrivismo ed il benessere ne sono la massima aspirazione ed anche le cose d’ arte si intristiscono in una ricerca  insipida e vuota, per cui incontrare un soffio d’aria pura diventa un’azione rigeneratrice, un ricredersi nella forza spirituale dell’uomo.
Questo soffio di purezza mi è venuta da tre artisti, i quali, al momento hanno una forte carica emotiva: In avvenire, forse, si perderanno sull’alloro dei primi successi, forse non avranno la resistenza e la necessaria volontà nelle difficoltà  da superare per raggiungere un perfezionamento espressivo di maggiore e più profonda  entità, ma questo è un discorso futuro che lascia sospesi  i suoi interrogativi all’arco della vita.
Ed ecco la nostra analisi: Carrarelli, dinamico e vitale, propende verso una stilizzazione della figura , nel  quale contenuto e forma si identificano in una ricerca che spazia  nel  campo sociale:
Problemi umani , evoluzioni di pensieri, movimenti di folla lo interessano ed egli li vive con piena partecipazione.
Le ridenti immagini dei suoi pagliacci, in tante pose ed attimi, conservano nella varietà tonale il tratto naturale con tutta la loro malinconia.
Egli, partendo da una interpretazione alla Vargas, di linea a tutto tondo, con uno sviluppo grafico modulato ed armonico, è giunto ad una pennellata distesa in contrasti graduali ma decisamente espressivi che concorrono a dar corpo alla figura in se ma soprattutto  evidenziano il contenuto dell’immagine soggetto dell’indagine.
Prendiamo ad esame: “ Ragazzo “ . In esso vibra un senso di solitudine una tristezza  connatura ad un abbandono che anche attraverso il nitore delle tinte usate crea la sua  motivazione d’essere. un bricco , due sandali, un bimbo imbronciato, solo, sperduto nel grigio sotto un cielo plumbeo nel quale un solo angolo d’azzurro è il segno di una speranza lontana,  ma nel quale angolo è tutto interamente tesa la sofferenza , la solitudine conscia ed in coscia  del ragazzo solo, povero ed
abbandonato.
                             gennaio 1975              Davide  Gaeta

PITTORI SCULTORI CONTEMPORANEI
Il suo stile pittorico ha avuto una linea evolutiva articolata in tre fasi. L’artista, partito dal modulo figurativo è sfociato in quello metafisico, perché, angosciato. Per la sorte dell’uomo di fronte alla civiltà della macchina, ha trovato il linguaggio. Metafisico più adatto per esprimere il suo intimo assillo. Ha fatto quindi ricorso a forme simboliche, a manichini alla Dechirico, a sfondi costituiti da ruderi di civiltà perdute; cose che danno alle sue opere particolare suggestione. In queste tele però  il discorso non si fa mai disperato, perché resta sempre presente.
In esse una nota di speranza, la quale diventa piena e robusta nell’attuale fase pittorica dell’artista di indirizzo neo-figurativo, in cui predominano bene il presente stato d’animo  dell’autore.
                           Prof.  Aldo Altieri
 Dall’ estratto da pittori, scultori italiani contemporanei

ARTE GUIDA IRPINA
Pittore serio preparato, Franco Carrarelli ricerca, nei  suoi  dipinti,  un punto apprezzabile di conciliazione e di sintesi di due momenti, immancabili in un’opera: il momento estetico, determinato
dall’accanita ricerca della bella e piacevole forma, ed il momento  contenutistico, determinato dall’ispirazione profonda ai motivi di più viva attualità e di più preciso impegno sociale.
La tela vibra oggi di una nuova forma espressiva, caratterizzandone il linguaggio pittorico una sorta di tecnica della dissolvenza dell’immagine, come quella di una camera da presa, che può sfocare
o mettere  a fuoco, a suo piacimento,l’immagine,ricorrendo agli effetti  di baluginii, di guizzi improvvisi di luci,modulati su di una corda tonale assai chiara e delicata.
                                Paestum  29 giugno 1977    prof.   Manfredi  Sica
Nota pubblicata su   ARTE GUIDA IRPINA
in occasione della mostra personale tenuta
da Franco Carrarelli alla Galleria  Il Quadrivio
di Laura di Paestum  il  29  giugno  1977

      IL  CILENTO
                    ALTIRPINIA      n 4   del  15 dicembre 1992
Grande successo di critica e di pubblico ha riscosso la   “ mostra  d’arte di  Franco Carrarelli “  svoltasi a Laura di Paestum  in questi giorni.
Trentasei le tele esposte che compendiano tutta la sua attività di pittore impegnato.
Franco Carrarelli, è entrato , fin dal 1966 nel mondo dell’arte impegnando tutto il suo tempo. In pochi anni ha fatto dei progressi veramente notevoli tanto da dare alla sua arte un’impronta originale ed allo stesso tempo densa di acute ricercatezze.
La pittura di Carrarelli ha un contenuto di contatti umani e tecnici che danno la misura  lampante della sua genialità, infatti le sue figure, sostenute da uno studio accurato e completate da un tratto pittorico deciso ed armonico,ci appaiono immerse in un pulviscolo come se le tele appartenessero ad un’altra età.
E’ positivo quindi affermare che questo pittore sollecita attraverso la sua arte pura e semplice, le vicende della vita rappresentate nella loro cruda realtà;
si assiste ad un continuo dialogare fra le tele e l’osservatore, che viene assorbito e quasi vive la stessa vicenda dell’opera.
Una delle tele più significative di questa personale è senz’altro“  Ritorno dai campi  “, dove la gente del sud viene rappresentata nella sua fierezza dopo la dura fatica quotidiana e dove traspare tutto il dramma in cui  sono avvolti i personaggi.

     
                   prof.   Giuseppe Ferrara
             ALTIRPINIA      n 4   del  15 dicembre 1992

                     IL PANNETTO
(cenno storico)Un panno di grossa tela su cui è riprodotta  esattamente l'immagine della Vergine Immacolata,  più o meno di buona mano artigianale e riccamente  " bordato ".Esso veniva innalzato pubblicamente
in occasione delle due feste più solenni della  Celeste Patrona. ( 15 agosto 8 settembre ).
Anticamente, dopo una solenne cerimonia in chiesa,  veniva benedetto e poi innalzato sulla torre  campanaria grande del  Convento di S. Francesco in Piazza della Libertà, tra il tripudio del popolo  esultante e spari di mortaretti.
Una volta tolto, veniva gelosamente custodito dalla   famiglia del Barone Amoretti, che unitamente alle  famiglie Ferrara,De Conciliis e Testa ne vantavano  il privilegio.Più tardi si prese l'usanza di  innalzare altri tre pannetti in onore della Vergine, uno in Piazza del Borgo, alla calata  della Tefana, un'altro nello slargo della Via  Beneventana e il terzo alla calata di S,Antonio. Questi erano gelosamente custoditi dagli artigiani  dei rispettivi luoghi che ne avevano una vera  morbosa venerazione. Nei primi anni del novecento  i pannetti che si innalzavano in onore della Madonna  diventarono cinque. Il primo detto "dei signori
"in Piazza della Libertà, d'avanti alla Chiesa di S. Francesco; il secondo in Piazza Centrale per conto della famiglia Vietri; il terzo in  Via Costantinopoli per conto della famiglia Marzullo  quarto in Via Trinità a cura della famiglia Tino  ed il quinto in Via Mancini per conto dei  "pannazzari " di detta strada. In dette occasioni i palazzi, l e abitazioni più vicine al pannetto, di seravenivano illuminate di mille piccoli lumi ad olio in modo che al pannetto non venisse mai a mancare  quella luce che rendesse visibile al passante, al forestiero che riverente sisegnava.Altropannetto veniva e viene tuttora custodito  nella Chiesa Dell’ ArciconfraternitainPiazzaDuomo.Essoveniva solennemente innalzato alla presenza  di tutto il clero e dei fedeli alla vigilia della  festa dell'Assunta e dell'Immacolata.
Dopo i solenni vespri cantati in chiesa, il Vescovo  lo consegnava, dopo averlo benedetto e baciato,  ai Priori delle varie Confraternite che subito  provvedevano ad innalzarlo sul sagrato del Duomo.
Quest' anno, in occasione  dell'Anno  Mariano, l' Arciconfraternita, dell'Immacolata ha commissionato un nuovo pannetto al noto artista
prof. Franco Carrarelli il quale ha "consegnato"  alla Confraternita ed alla Città un'opera che è  degna prosecuzione della secolare tradizione del  pannetto nella città di Avellino.
                                   Anno Mariano 1988


             " dall'Archivio dell' Arciconfraternita dell'Immacolata


                                   Piazza Duomo  Avellino  "

Padre Silvano Zarrella in una lettera indirizzata
al Maestro  dice: 28/11/1984
Carissimo  Franco Carrarelli
Il ringraziamento per la tua opera sgorga spontaneo.
La mostra Mariana si è chiusa il 21 novembre ma centinaia di persone portano nel cuore un messaggio  di speranza e di pace grazie anche al tuo contributo.
Quanta gente ha toccato quei volti facendosi il segno  della croce e  accennando una genuflessione….! Grazie quindi! Unita a questo foglio troverai una piccola statua di Gesù
del  Getsemani di Paestum,Santuario nel quale si è svolta  la mostra.
Trovi una foto del quadro anche se bisogna accontentarsi perché è foto senza pretese….
All’ingresso della casa di spiritualità verrà posto un album con una pagina dedicata a te, con la foto del dipinto e un  breve cenno sulla tua opera pittorica.
Approfitto di questa opportunità per porgere a te e alla tua famiglia l’augurio cordiale per un gioioso Natale.
Il tuo quadro per il linguaggio dell’arte, linguaggio  comprensibile per ogni popolo e cultura.
Non c’è solo il tuo stile ma anche l’anelito di fratellanza la tua opera resterà al Getsemani in perpetuo ed eventuali temporanee uscite ti saranno tempestivamente  comunicate.
Nel porgerti l’augurio del Getsemani ti saluto e ti ringrazio  anche personalmente.
                                                           P. Silvano Zarrella

P.S.
Il “tu” confidenziale non è per Franco Carrarelli
ma per l’artista, il sentimento e l’anima che c’è dentro
e va al di là di ogni barriera che si impone  il “lei”.  Ciao

     “   VERSO IL FUTURO  “
Alla Galleria del Corso Vitt. Emanuele ha avuto luogo una collettiva d’arte di tre artisti Irpini:  Carrarelli     Corbisiero    Malvano.
Il primo che ha avuto numerosi consensi anche per la molteplicità delle sue tecniche, ha presentato un nutrito campionario di opere che vanno
dall’interpretazione allegorica della moderna civiltà fino alla rappresentazione figurativa tradizionale, venata di una candida serenità elegica.
Numerosi i consensi formulati sul suo nome grazie anche all’ impegno continuo e costante ed alla sua poliedricità e padronanza di molteplici tecniche.
Estratto dalla rivista   di cronaca cultura e arte  

Anno II  n. 8  - Marzo  -Aprile  1975       Nunzio  Menna

ARTE GUIDA IRPINA
Pittore serio preparato, Franco Carrarelli ricerca, nei  suoi  dipinti,  un punto apprezzabile di conciliazione e di sintesi di due momenti, immancabili in un’opera: il momento estetico, determinato
dall’accanita ricerca della bella e piacevole forma, ed il momento  contenutistico, determinato dall’ispirazione profonda ai motivi di più viva attualità e di più preciso impegno sociale.
La tela vibra oggi di una nuova forma espressiva, caratterizzandone il linguaggio pittorico una sorta di tecnica della dissolvenza dell’immagine, come quella di una camera da presa, che può sfocare
o mettere  a fuoco, a suo piacimento,l’immagine,ricorrendo agli effetti  di baluginii, di guizzi improvvisi di luci,modulati su di una corda tonale assai chiara e delicata.
            Paestum  29 giugno 1977    prof.   Manfredi  Sica
Nota pubblicata su   ARTE GUIDA IRPINA
in occasione della mostra personale tenuta
da Franco Carrarelli alla Galleria  Il Quadrivio
di Laura di Paestum  il  29  giugno  1977

Scultori italiani contemporanei
Se l’abito d’uso di un artista traspare dalle sue opere, non sempre e non tutto  il  Potenziale  Umano e la carica  di fantasia dell’ uomo , sono evidenziati nelle opere stesse, specie
quando di essere se ne fa uso e consumo di lavoro e di produzione. E’ il caso del pittore Carrarelli  Franco di Avellino artista certamente d’ impegno che ho visto al lavoro nella Galleria d’arte moderna il “ Braciere “ di Caserta. L’uomo era lì; ed intorno, una folta schiera di amici a complimentarsi della personale. Ne guardai lo sguardo ed i modi impacciati; tipici di colui che si trova, suo malgrado a dover subire i complimenti e gli auguri, mentre  in cuor suo pensa alla pace del suo studio, alle notti insonni, ai risvegli improvvisi, al ritorno rapido alla magicità della cromatica tavolozza, al lungo cammino mentale, alla mano veloce che stende sulla tela  e vi traspare tutto il proprio lirismo, tutta le densità del proprio animo. L’arte di Franco Carrarelli mi è piaciuta e subito!
Nulla che travalicasse i segni di una compostezza nitida di forme e contenuti nulla che guastasse  nel segno  di un disegno sapiente la magia della tecnica e del colore.
Una pittura viva, aderente al mondo nostrano, senza abbagli profani senza variazioni repentine di gusto e di scena.
La terra Irpina, densa di pesanti orizzonti e di grevi silenzi, nella maturità di un mondo magico che tenta di trasformarsi  il più tardi possibile, è presente anche nelle  più limpide sfumature  e nel significato delle scene dove si respira  l’aria della ginestra.
Quando il pittore respira la natura, è l’interlocutore più reale tra la terra e Dio, e diventa per incanto, un messaggio di fel
                         Dot. Pietro  Farina
Dall’ estratto da pittori, scultori italiani contemporanei

 Personale  2007
                   
 “ Il mio Paese “
L’intenzione di fondo che ha spinto FRANCO CARRARELLI a proporre il tema della memoria (profili umani, mestieri, scorci urbani) trova impulso nel convincimento che ogni persona può indirizzare  positivamente la propria vita se non dimentica la storia alla quale appartiene. Egli si fa come sacerdote di questo credo per cui  un tale bisogno comunicativo risulta ricorrente nella sua produzione artistica, anche se si accompagna a tante altre motivazioni che hanno guidato l’artista nell’ormai lungo e luminoso itinerario.Il suo percorso creativo è stato segnato da una continua ricerca che lo ha condotto attraverso varie fasi di maturazione in un tormentato studio della realtà umana e fisica, come avvertita però dalla sua sensibilità e tale da fargli travalicare forme oggettive e immediatamente palesi. Agli esordi, Carrarelli è attratto da tendenze figurative, ma la sua ricerca espressiva lo accosta ben presto alla corrente metafisica con forte propensione al simbolismo. L’ansia, poi, di scavare nella complessità dell’animo lo riconduce ad un rinnovato manifestarsi figurativo arricchito di accenti allegorici. Con l’ultima produzione, egli tenta di raggiungere un punto di equilibrio contenutistico e descrittivo privilegiando come soggetto una realtà pura, essenziale: persone, luoghi. Tuttavia, la trasfigura  processualmente in una sintesi di intonazioni metafisiche, simboliche e surrealistiche, e penetra nella psiche fino all’inconscio per esprimere vibrazioni più intime ed intense. Il risultato è conseguito, mediante l’adozione di  una tecnica che lo porta a fondere, in  ogni tela, i due diversi elementi indicatori della memoria ricorrendo ad un accorto gioco con disegno e  colori. Le figure in primo piano, che descrivono occupazioni e mestieri, pause e riposi, parlari e dicerie, spiccano per l’intensità dei colori, gli incisivi accostamenti cromatici, la finezza  dei chiaroscuri, la cura meticolosa dei particolari, le espressioni eloquenti dei volti. Alle loro spalle, sfondo delle scene in cui le figure sono ambientate,campeggiano vasti cieli, tratti suggestivi degli abitati, luminescenti linee di disegno, armoniche geometrie, sapienti fughe di prospettive. Qui, cieli, edifici, selciati non hanno colori propri.  Li ricevono da tre o più campiture trasversali, la più alta delle quali è di un azzurro gravante che sovrasta e accomuna costruzioni con strati eterei. La campitura centrale è spesso marrone, talvolta verde o grigia. L’ultima designa il piano di calpestio ed è tendente ad un bruno variato per assecondare l’esigenza del soggetto.
Il tutto compone un effetto cromatico che coinvolge i vari elementi rappresentati, consocia quindi anche le raffigurazioni del primo piano e realizza quella fusione di contenuto e forma, disegno e pittura, cui l’autore aspirava. Il tema del ricordo – si diceva  sostanzia l’ispirazione  complessiva di questa esposizione e l’artista lo sviluppa con la sua felice vena pittorica. Egli è però consapevole di come sia debole la potenza del  ricordo e simboleggia tale condizione sollevando un breve lembo di ciascun dipinto. Il distacco della tela dal telaio potrebbe avanzare con gli eventi e l’incuria fino a perdersi ed annullarsi. Il rimedio – l’azione di rinsaldo della memoria – l’artista lo raffigura con due adesivi, due strisce, una orizzontale  e l’altra verticale, che attraversano la tela, ne rafforzano la tenuta e impediscono che il tempo e l’uomo disperdano luoghi, tipi e costumi. Infine, in prossimità del margine di ogni dipinto, appare un’ombra d’uomo. Non ha volto e non manifesta sentimenti. E’ distaccata ed indifferente. Il pittore vorrebbe darle corpo e capacità di provare emozioni: E’ come se volesse riscattarla del vuoto, dal disinteresse, da un realismo disancorato da certezze.
Vorrebbe che prendesse luce dal passato (principi, tregole, misure, convinzioni ) per illuminare le vie del suo presente. E’ un gioco tra pessimismo e ottimismo.
Il cammino di Franco Carrarelli è ancora in essere e lo spirito irrequieto che culturalmente caratterizza l’artista, in armonia con i suoi forti fondamenti etici, lo può spingere verso possibili approfondimenti, ulteriori ricerche e nuovi sbocchi.
Atripalda 29 / 09 / 2007
                           Dott. Prof. Umberto Della Sala

 
Torna ai contenuti | Torna al menu